
15 Ott Caregiver : come prevenire l’affaticamento della compassione.
La maggior parte dei caregiver sperimenta momenti in cui la fatica e la frustrazione di fornire assistenza a una persona cara possono rasentare il burnout.
E’ importante capire che esiste un termine per questo sentimento: ‘stanchezza da compassione’.
La compassione è “sentire e agire con profonda empatia e dolore per coloro che soffrono”.
A differenza del burnout, l’affaticamento da compassione deriva dall’esposizione a esperienze traumatiche di un’altra persona e crea alti livelli di stress emotivo.
E considerato principalmente un rischio professionale per infermieri, operatori sanitari, sociali, dei penitenziari ma anche per i caregiver familiari.
È il risultato cumulativo di giorni, settimane, mesi e anni di gestione di responsabilità assistenziali spesso non riconosciute, apparentemente infinite, emotivamente impegnative e fisicamente estenuanti.
Sentirsi sopraffatti, esausti e svuotati .Evitare e non voler stare con la persona amata (scegliere di lavorare fino a tardi, sognare ad occhi aperti di non doversi più occupare di loro, ecc.).
Quali sono i primi segnali di affaticamento della compassione
- Una diminuzione della pazienza e della tolleranza
- Scoppi di rabbia che non sono caratteristici del tuo comportamento
- Cinismo e disperazione
- Ansia accresciuta
- Ridotta capacità di prendere decisioni sulla cura
- Difficoltà a dormire
- Sintomi fisici, come mal di testa o problemi gastrointestinali
Come prevenire l’affaticamento della compassione.
Carol Bradley Bursack , fondatrice di Minding Our Elders ci ricorda che ” la fatica della compassione non è un bianco o nero: è un continuum.”
Se inizi a notare uno dei segnali di cui sopra, il passo successivo è quello di rendere te stesso una priorità a tendere.
Molti sperimenteranno questi segnali di avvertimento di volta in volta. Questi sentimenti e comportamenti sono indesiderabili ma comuni per una fascia demografica così oberata di lavoro e con così poche risorse a disposizione.
Quando l’elenco di cui sopra inizia a descrivere la tua vita quotidiana piuttosto che il comportamento fugace in una brutta giornata, è assolutamente il momento di agire.
Comincia a prenderti cura adeguatamente di te stesso.
Spetta a te essere il tuo primo sostenitore e attuare piani di assistenza che consentano pause regolari, autovalutazioni, tempo di tregua.
Apportare questi cambiamenti non solo ti aiuterà a ridurre al minimo il carico, ma ti consentirà anche di creare un’esperienza di caregiving più positiva e gratificante per te e la persona amata.
Anche avere uno sfogo non giudicante per esprimere i tuoi pensieri può essere molto utile.
Come COUNSELOR PROFESSIONALE ti offro uno spazio in cui sono disponibile ad ascoltarti.
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CHIEDERE UN SOSTEGNO E’ IL PRIMO PASSO PER VOLERSI BENE.NON C’E’ GIUDIZIO QUI”.